Marcovaldo, un manovale alle prese con le sfide quotidiane della vita in una grande città italiana degli anni ’60, è il protagonista di questa storia che si dipana nella raccolta di Italo Calvino “Marcovaldo ovvero le stagioni della città”. In un tempo caratterizzato dal boom economico, Marcovaldo rappresenta la classe lavoratrice che fatica a stare al passo con i crescenti consumi e le seduzioni della modernità.
La vicenda si svolge in una sera qualunque, quando la città si trasforma in un palcoscenico di consumatori. Marcovaldo, con la sua famiglia, si avventura in questo mondo con un semplice obiettivo: fare una passeggiata al supermarket per ammirare le merce esposte. Senza denaro per acquistare, il loro divertimento è puramente visivo, si limitano a guardare ciò che non possono permettersi.
La tentazione, però, si fa strada rapidamente nel cuore di Marcovaldo. Nonostante l’assenza di mezzi finanziari, egli decide di prendere un carrello al supermercato, proprio come fanno gli altri clienti. Dà uno a sua moglie Domitilla e uno a ciascuno dei loro quattro figli. Inizialmente, incarica la sua famiglia di non riempire i carrelli, ma il gioco del consumo è troppo coinvolgente. Marcovaldo, non appena si trova da solo, inizia a riempire il suo carrello con vari prodotti, godendo dell’ebbrezza di sentirsi parte di quella giostra consumistica.
La situazione si complica quando, con l’avvicinarsi dell’orario di chiusura, Marcovaldo si rende conto che non solo lui, ma anche sua moglie e i suoi figli hanno riempito i loro carrelli. Tutti avevano segretamente ceduto alla tentazione, e ora si trovano vicino alle casse, con carrelli pieni di merci che non possono pagare.
In un gesto di disperazione, Marcovaldo ordina a tutti di rimettere a posto la merce. Si scatena così una corsa contro il tempo, mentre cercano di liberarsi degli articoli accumulati prima che il personale del supermercato se ne accorga. La famiglia si muove freneticamente attraverso il negozio, cercando di evitare la cassa e il personale. In questo frangente, si imbattono in una zona del supermercato ancora in costruzione e, quasi senza accorgersene, finiscono su un’impalcatura al settimo piano di un edificio in lavorazione.
È qui che la scena assume un tono quasi onirico: di fronte alle luci della città, Marcovaldo e la sua famiglia rovesciano il contenuto dei loro carrelli in una gru, liberandosi simbolicamente delle merci che avevano desiderato ma che sapevano di non potersi permettere. La gru si chiude e si allontana con il loro “bottino”, mentre sotto di loro le insegne del supermercato continuano a brillare, invitando al consumo.
La famiglia Marcovaldo, dopo l’escapade notturna, si ritrova senza alcun acquisto ma con una maggiore consapevolezza dei limiti imposti dalla loro situazione economica e, forse, con un maggiore apprezzamento per ciò che hanno, nonostante le seduzioni e le pressioni di una società orientata al consumismo. Concludono la loro avventura ritrovandosi semplicemente insieme, a piedi nudi su un’impalcatura, lontani dalla frenesia consumistica ma vicini come famiglia, pronti a tornare alla loro vita quotidiana.