“Gian Burrasca” è il titolo di un romanzo scritto da Vamba (pseudonimo di Luigi Bertelli) e pubblicato per la prima volta nel 1907. Il romanzo, scritto in forma di diario, racconta le avventure di Giannino Stoppani, un ragazzo di nove anni, che è stato soprannominato “Gian Burrasca” a causa del suo comportamento irrequieto e impulsivo che è causa di numerosi disastri.
Giannino vive a Firenze in una famiglia benestante. La sua vita è un susseguirsi di travolgenti avventure. Tra guai domestici e marachelle, Giannino provoca l’ira dei pretendenti delle sorelle, dileggiandoli con commenti ironici su fotografie, causando un fallimento di una festa di ballo familiare. In conseguenza, scappa di casa, rifugiandosi dalla zia Bettina, dove il suo comportamento irrequieto continua.
Dopo vari disastri, tra cui la ferita causata giocando con una pistola giocattolo a un avvocato, Maralli, che poi si innamora di sua sorella Virginia, Giannino finisce a Roma dalla sorella Luisa e suo marito, il dottor Collalto. Ma anche nella capitale, Giannino continua a creare problemi, compromettendo persino gli affari di suo cognato.
Successivamente, Giannino viene ospitato da Maralli e Virginia. Qui, incontra Venanzio, uno zio ricco di Maralli. Giannino, involontariamente, peggiora la reputazione di Maralli agli occhi di Venanzio, raccontando le cattiverie che Maralli e Virginia esprimono dietro la sua schiena, culminando in una serie di disastri che feriscono Venanzio e danneggiano la carriera di Maralli.
Giannino viene poi mandato in un collegio severamente disciplinato dai coniugi Stanislao e Geltrude. Qui, si unisce a una società segreta di ragazzi che pianificano vendette contro i direttori. Tra gli scherzi, scoprono che la minestra del venerdì è fatta con l’acqua di risciacquo dei piatti. In una rivolta, distruggono la riserva di riso del collegio, causando la sostituzione del menù con cibo migliore. Tuttavia, Giannino viene scoperto e rimandato a casa.
Tornato a casa, Giannino scopre che Venanzio è morto, lasciandogli una piccola eredità. L’ultima sua monelleria, rivelare il matrimonio segreto di Maralli, causando la sua sconfitta elettorale, si conclude con la fine del suo diario, che riemerge durante un processo legato alle dispute politiche. Giannino, nonostante le punizioni, riesce sempre a fuggire, continuando a vivere altre strabilianti avventure, testimoniando la sua indomita natura di “Gian Burrasca”, il quale, con il suo spirito libero e irrequieto, diviene protagonista di numerose avventure tragicomiche e irresistibili.