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Il giorno della civetta – riassunto trama del libro

Immaginatevi nella calda e polverosa Sicilia degli anni ’60, in un piccolo paese dove tutti si conoscono, ma nessuno osa parlare. È qui che Leonardo Sciascia ci porta con il suo romanzo, “Il giorno della civetta”, un’opera che svela i lati più oscuri di una società intrappolata nella morsa della mafia.

Tutto ha inizio con un atto di violenza brutale: Salvatore Colasberna, un piccolo imprenditore edile, viene freddato in pieno giorno mentre sta per salire su un autobus. Un colpo secco, esploso da una lupara, spegne la sua vita e lascia dietro di sé solo il silenzio. Gli occhi che hanno visto, le bocche che potrebbero parlare, restano chiuse. È l’omertà, quel muro di paura e omertà che protegge la mafia e la sua invisibile ma onnipresente minaccia.

A rompere questo silenzio arriva il capitano Bellodi, un uomo del Nord, estraneo alle dinamiche di questa terra, ma determinato a scoprire la verità. Da Parma, una città lontana sia geograficamente che culturalmente dalla Sicilia, Bellodi non si lascia intimidire. La sua intuizione lo porta subito a pensare che l’omicidio sia legato al rifiuto di Colasberna di pagare il “pizzo”, la tassa mafiosa imposta in cambio di una falsa protezione.

Le indagini di Bellodi sono un cammino tortuoso, pieno di insidie e segreti. Tra le persone che interroga, c’è Parrinieddu, un uomo dalla moralità ambigua, sospeso tra la collaborazione con la polizia e i suoi legami con la mafia. Grazie alle sue soffiate, Bellodi riesce a collegare l’omicidio a Rosario Pizzuco, un nome che incute rispetto e timore, un mafioso di rilievo nella zona.

Ma la verità è sempre più complicata di quanto sembri. Quando Bellodi scopre che un altro uomo, Paolo Nicolosi, è scomparso dopo essere stato testimone dell’omicidio, il quadro si fa più chiaro e ancora più cupo. Nicolosi viene trovato morto, il suo corpo abbandonato in un bosco come monito a chiunque osi sfidare il potere mafioso.

In questo clima di tensione, Bellodi riesce a catturare non solo Pizzuco, ma anche Diego Marchica, un killer conosciuto come “Zecchinetta”, e soprattutto don Mariano Arena, un boss di indiscutibile carisma e astuzia. Ma la giustizia, in questo mondo corrotto, è un lusso che pochi possono permettersi. Mentre Bellodi è temporaneamente a Parma, una serie di colpi di scena smonta il suo lavoro: un falso alibi scagiona Marchica, don Mariano viene liberato, e la morte di Nicolosi viene archiviata come un semplice delitto passionale.

Bellodi torna in Sicilia con un’amara consapevolezza: la mafia non è solo una piaga sociale, è un sistema profondamente radicato nelle istituzioni, capace di manipolare la verità a suo piacimento. Ma il capitano non è tipo da arrendersi facilmente. Nonostante la delusione, dentro di lui cresce la determinazione a tornare e continuare la sua battaglia contro un nemico così potente, anche a costo di sacrificare tutto.

Il romanzo di Sciascia non è solo un giallo, è un ritratto doloroso e realistico di una terra dove la giustizia è un’utopia, e la lotta contro il male è una sfida che richiede coraggio, determinazione e, spesso, una buona dose di ostinazione.