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La cura delle vespe – riassunto

L’inverno se ne va, e con esso si attenuano i dolori reumatici che hanno tormentato Marcovaldo e il signor Rizieri, un pensionato che ha trovato nella compagnia sulle panchine soleggiate un sollievo alla sua solitudine. Tra loro si sviluppa una sorta di cameratismo, alimentato dalle comuni lamentele sui dolori reumatici. Durante i loro incontri, Marcovaldo, porta il pranzo avvolto in una carta di giornale, che poi porge all’anziano, il quale legge volentieri le notizie, anche se risalgono a due anni prima.

Un giorno, su una di questi fogli, scoprono un articolo che parla di un insolito trattamento per i reumatismi: il veleno d’api. Marcovaldo, mosso da un misto di curiosità e disperazione, si mette alla ricerca di api, ma ciò che trova è un vespaio in un albero. Con un misto di ingegnosità e audacia, cattura una vespa usando un barattolo con residui di marmellata come esca.

Eccitato dalla possibilità di alleviare il dolore, propone al signor Rizieri di sperimentare questo bizzarro trattamento. Nonostante qualche esitazione, il vecchietto accetta, spinto forse dalla speranza o dalla fiducia nell’amico. La puntura della vespa, sebbene dolorosa, sembra infondere nuova vita nel signor Rizieri, che reagisce con un’energia sorprendente.

Incoraggiato da questo successo, Marcovaldo decide di estendere l’esperimento alla sua famiglia, nonostante la comprensibile riluttanza della moglie, Domitilla. Gradualmente, la pratica diventa un’affare di famiglia, con i bambini che partecipano con entusiasmo alla cattura delle vespe.

La notizia di questo rimedio non convenzionale si diffonde nella comunità, trasformando la casa di Marcovaldo in un vivace centro di attività. Le persone in cerca di sollievo dai loro malanni iniziano a radunarsi, e Marcovaldo, ora nei panni di un guaritore dilettante, somministra le punture di vespa con un rinnovato senso di scopo.

Tuttavia, la routine viene interrotta un giorno quando Michelino, uno dei figli di Marcovaldo, nel suo zelo di catturare più vespe, disturba il nido, scatenando uno sciame furioso. Le vespe, spinte dall’istinto di difendere la loro casa, inseguono Michelino fino a casa sua, proprio nel bel mezzo di una sessione di trattamento.

La stanza, un tempo luogo di speranza e guarigione, precipita nel caos mentre lo sciame invade, trasformando la ricerca di sollievo dei pazienti in una lotta frenetica per sfuggire agli insetti pungenti. Il pandemonio si intensifica, attirando l’attenzione dei vigili del fuoco e della Croce Rossa, che arrivano per gestire l’inaspettata crisi.

Nel dopoguerra, Marcovaldo, gonfio e a malapena riconoscibile dalle punture, insieme ai suoi pazienti, si ritrova in ospedale. L’esperimento, nato da un autentico desiderio di aiutare, si conclude in un fallimento drammatico e tumultuoso, lasciando Marcovaldo a fronteggiare le conseguenze del suo approccio non convenzionale alla guarigione. Il breve flirt della comunità con il trattamento delle vespe serve come un duro promemoria dell’imprevedibilità della natura e delle complessità degli sforzi umani di sfruttarla a nostro vantaggio.