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La novella delle papere – riassunto

Boccaccio, l’autore del Decameron, ha deciso di raccontare una storia breve come introduzione alla quarta giornata del suo libro. Questa scelta è stata una risposta alle critiche che ha ricevuto dopo aver pubblicato le prime storie.

Boccaccio comincia spiegando che è rimasto sorpreso dal fatto che le sue storie abbiano suscitato invidia, dato che generalmente l’invidia si rivolge agli scrittori famosi. Egli considera le sue opere solo piccole storie, scritte in lingua fiorentina, in prosa semplice e senza pretese.

Alcune delle critiche che ha ricevuto riguardano il suo interesse per le donne, che alcuni trovano eccessivo. Altri pensano che non sia adatto che un uomo di quarant’anni si occupi di raccontare storie leggere invece che concentrarsi su argomenti più seri. C’è anche chi suggerisce che farebbe meglio a scrivere poesie per guadagnarsi da vivere.

Per rispondere a queste critiche, Boccaccio decide di narrare una storia che è un po’ più breve rispetto a quelle normalmente raccontate dai personaggi del suo libro, la brigata che si riunisce per raccontare storie.

Federico Balducci è un uomo che vive a Firenze. Viene da una famiglia non particolarmente ricca, ma ha un lavoro stabile. Ama molto sua moglie, ma lei muore, lasciandolo da solo con un bambino di due anni. Federico è così triste per la perdita che decide di dare via tutto quello che ha ai poveri. Poi si trasferisce con suo figlio in una grotta sul monte Asinaio per vivere come un eremita. Lì, lui e suo figlio vivono in modo molto semplice, facendo elemosine, pregando molto e a volte non mangiando.

Federico parla al figlio solo di Dio e dei Santi e gli insegna a pregare. Non gli mostra mai nulla del mondo esterno. Quando il ragazzo compie diciotto anni, Federico lo porta con sé a Firenze per fargli vedere la città. Crede che il figlio, essendo cresciuto sempre con l’insegnamento di servire Dio, non sarà distratto da nulla di quello che vede.

A Firenze, il ragazzo è meravigliato da tutto quello che vede: case, palazzi, chiese. Camminando, vedono un gruppo di giovani donne belle che tornano da un matrimonio. Il figlio chiede al padre che cosa siano, e il padre gli dice che sono qualcosa di cattivo. Il ragazzo vuole sapere come si chiamano quelle cose cattive e il padre risponde “papere”. Il figlio dice che le “papere” sono bellissime come gli angeli nei quadri che aveva visto in chiesa e chiede al padre se possono portarne una con loro. Promette di occuparsene e di darle da mangiare ogni giorno. Il padre dice di no, spiegando che il ragazzo non sa come prendersi cura di una “papera” e si rammarica di aver portato il figlio in città.

Boccaccio, alla fine del racconto, dice che un giovane che non ha mai visto una donna in vita sua, ne rimane affascinato, vuol dire che il fascino femminile può ammaliare chiunque, anche quelli più anziani.

E a riprova di ciò cita grandi letterati, come Guido Cavalcanti, Dante Alighieri e Cino da Pistoia che, anche da anziani hanno sempre desiderato la compagnia femminile.

Nonostante le critiche, Boccaccio insiste che non smetterà di scrivere le sue storie.